Sono un ossimoro: una Chiara scura, un'organizzata disordinata, una solitaria di compagnia, una logorroica con senso pratico, una puntigliosa accondiscendente; il lavoro della mia vita non potevano che essere due. Il mio tempo è diviso abbastanza equamente tra il fare l'archivista in mezzo a polveri spesse e carte in giro, con scarpe grosse e maglioncioni e l'essere una prof vestita garbata che tre mattine a settimana cerca di sintonizzarsi con una ventina di adolescenti. Sono un'antitesi coerente, però: non posso vivere di routine ma mi incanta fare variazioni armoniche su una melodia definita. Silenzio e rumore, solitudine e moltitudine, autonomia di lavoro e organizzazione di gruppo; due mondi che si completano a vicenda, che per me si descrivono con gli stessi verbi prevedere, imparare, sentirsi a posto. Per quel che riguarda gli archivi, mai avrei previsto che un passaggio accettato per comodità diventasse la botta di fortuna della mia vita, che l'amicizia potesse farmi imparare a fare un mestiere così sofisticato, che condividere ipotesi e soluzioni con persone ormai "di famiglia" potesse farmi sentire sempre così a posto.